
fatti o fattuali

Ricordami di osare sempre

Finalmente arriva anche il super velista cinese che ha gareggiato senza un avambraccio
Penso che nascere desiderati sia più impegnativo che nascere per caso o nascere contro il desiderio di chi ti ospita. Farò il mio esempio.
Mia madre, cresciuta in una famiglia attenta e benestante fino a un certo periodo della sua vita, era diventata orfana a 11 anni in maniera drammatica, sballottata inizialmente tra parenti serpenti, era quindi felicemente approdata in un istituto, per fortuna non di monache, dove era rimasta fino alla maggiore età e dove le istitutrici l’avevano poi aiutata a seguire i sui desiderata, ovvero rendersi indipendente attraverso una professione, non avendo una chiara famiglia di riferimento che potesse proteggerla. Venendo da Cremona a Milano si iscrisse nel 1943 alla scuola convitto di Niguarda per fare l’infermiera.
Se l’era cavata benino, pure mio padre, più povero di origine ma non orfano, anzi con un genitore un po’ ingombrante e un fratello più apprezzato, infine si era reso autonomo, tornando dopo un lungo periodo di guerra e prigionia in Sudafrica, e trovando impiego come marconista in una città estranea alla sua amata Trieste mitteleuropea, ma promettente, seppur faticosa, la Milano degli anni ‘50. Sono figlia dunque di “immigrati del nord” per dire, poiché non tutti vengono a Milano dal sud…
Due giovani senza l’appoggio di una famiglia e che devono lavorare duro per mantenersi in una città semidistrutta dai bombadamenti e in espansione, non potevano né forse erano portati per pensare a fare figli, soprattutto mia madre, che infatti per due volte ricorse all’eliminazione dell’intruso, ma alla terza, complice un esame falso negativo, nel ‘56 dovette arrendersi e darmi alla luce.
. Delle loro perplessità non me ne accorsi, fui comunque amata e viziata. La nonna paterna, l’unica rimasta in vita, decise di aiutarli a crescermi, all’asilo pare mi ammalassi spesso e a due anni le venni affidata. Passai la prima infanzia in un paesotto della Venezia Giulia non lontano dal mare e con una nonna che amava cucinare, perciò i miei gusti culinari diventarono un po’ viziati. Abituata a mangiare bene e variato, non mi accontentavo facilmente, se ne accorse mia madre che quando mi riprese dopo sei anni, si ritrovò una bimba schizzinosa e pretenziosa sul cibo, uno skill che le faceva difetto…
Brava a fare le punture ma non gli arrosti, i primi tempi di conoscenza reciproca furono difficili. Poi venne l’adolescenza e i precoci insormontabili problemi esistenziali, ricordo che un giorno, durante un diverbio le gridai: “Non sono io che ti ho chiesto di farmi nascere…” La poveretta esasperata se ne uscì con un: “Nemmeno io ho chiesto di farti nascere, sei tu che mi hai fregato…”
Da lì scoprii la misera verità e conclusi che la vita era un abuso. Io non l’avevo chiesto, lei nemmeno, eppure io ero nata e come noi tanti altri…
Pensare però che alcuni lo fanno apposta mi dá fastidio. Che diritto hanno?
E se poi il figlio non è felice? E se un giorno glielo dovesse rinfacciare? Potrebbero sempre dire di essere stati in buona (beota) fede, ma io credo e temo che la buona fede sia rara… Molti sono nati per questioni di interesse: a volte donne che volevano incastrare uomini per farsi sposare e mantenere, a volte il contrario, oppure per passare eredità magari scomode, penso ai figli dei camorristi o dei mafiosi, a quelli, poveretti, che devono servire da riscatto per le frustrazioni paterne o materne, tipo tennisti, musicisti o varie Miss Mondo, sono casi estremi, ma non troppo.
Tutto sommato, preferisco essere nata per caso e senza grossi investimenti di desideri inconfessabili altrui.


La colpa ( secondo me merito) della denatalità è delle donne, laddove sono finalmente entrate in possesso dei loro propri corpi, che non sono più ostaggio della società e dei loro mariti, oggi le donne possono gestire la natalità e sono riuscite a coinvolgere i loro partner nell’idea che meno figli significa una migliore vita economica per la famiglia, ormai atomizzata.
Nelle città moderne le case sono piccole, i componenti della coppia entrambi impegnati nella produzione del reddito e devono mandare i figli a scuola per assicurare loro un futuro migliore, lì non si fanno più di due, massimo tre figli, ma molto spesso pure uno solo e anche nessuno. Le persone oggigiorno possono persino non sposarsi senza dover andare in convento ( crisi del clero) o addirittura sposarsi tra omologhi sessuali, ai quali purtroppo in paesi come l’Italia, sotto scacco di retrive pressioni politico/religiose potenti, ma spero residuali, si vieta/ostacola ancora la procreazione assistita.
Fortunatamente la denatalità va di pari passo ai progressi scientifici. Ci servono meno persone negli uffici e nelle officine, anzi spesso i giovani poco o male istruiti non trovano lavoro, si affaccia inoltre la rivoluzione delle intelligenze artificiali e le masse servono sempre meno. Fanno ancora comodo nelle guerre, che purtroppo tuttora scoppiano come nella preistoria, ma a macchia di leopardo, in cambio, armi sempre più potenti ci minacciano, ma forse pure stabilizzano. La crescita abnorme degli umani nel secolo scorso ha reso la nostra Terra sovrappopolata e super inquinata, forse ne abbiamo preso coscienza e alcuni tentano di rimediare, sperando non sia troppo tardi.
Possiamo andare a dormire tranquilli? Certo che no, personalmente ognuno di noi è minacciato dal proprio fato: un incidente, una malattia, una morte improvvisa, una guerra inattesa, un virus virale, insomma, potendo, si cerca sempre, noi italiani specialmente, di avere da parte un po’ di riserve per i futuri tempi magri eventuali…tipo una badante…, possibilmente in nero…

Chi mantiene un lavoro fisso ma continua a cercare di voler essere considerato “un artista” viene definito un artista amatoriale. Così è per gli attori che agiscono nelle così dette, appunto “compagnie amatoriali”
Che differenza passa tra un vero artista e un amatoriale? Un vero artista fa la fame (o guadagna) esclusivamente col suo lavoro artistico, mentre un amatoriale solitamente si guadagna il pane con un altro lavoro, e “gioca” (play in inglese) con ciò che viene, a questo punto, classificato come un suo “Hobby”
Finché “l’artista” cautelativamente mantiene il suo “posto fisso” temendo di non guadagnare abbastanza denari con la sua arte, non verrà riconosciuto dai più come un reale artista. Chi può ritenerlo tale se lui stesso nutre dubbi sulle proprie e altrui capacità di riconoscimento? Un vero artista deve avere il coraggio anche di fare la fame (e farla patire persino agli eventuali suoi familiari) pur di esprimere il suo talento purissimo. Le Muse non si accontentano delle mezze misure…
L’artista amatoriale (attore, pittore, poeta, musicista) finisce spesso col dannarsi pateticamente l’anima per avere un riconoscimento “artistico” talvolta spendendo soldi invece di guadagnarli, iscrivendosi a vari improbabili concorsi premiali, più o meno onerosi e veritieri, ma il mondo artistico non accetta compromessi, sono solo palliativi : o ci sei o ci fai, o ti danno solo se gli dai.

Leggendo un articolo di Lorenzo Cremonesi sul Corriere estrapolo, inorridendo, questo piccolo campionario di ciò che può concepire ed eseguire la mente di un essere umano medio: dei soldati, in questo caso russi, ma anche semplici poliziotti, un maniaco sessuale, un “generico nemico” di qualsiasi etnia e religione. Non razza, perché la razza è quella umana. La razza degli animali non ha questa crudeltà. Non sarà solo colpa nostra, forse di un gene impazzito che si è replicato a dismisura, ma della razza umana io ho paura.

(dagospia.com) – Che Papocchio! Dopo la patacca degli ascolti, arriva anche quella sulla partecipazione a sua insaputa di Bergoglio a Sanremo. Stamattina Papa Francesco ha appreso della sua comparsata di ieri sera al Festival e pare che l’abbia presa male. Il video mandato in onda ieri, infatti, non ha niente a che vedere con la […]
Che Papocchio! La patacca sulla partecipazione a Sanremo di Papa Francesco
Saremo Sanremo? Ovviamente sì, per quel che mi riguarda, almeno per qualche due tre ore, oltre non riesco perché mi addormento.
Alcune mie amiche snob intellettuali di sinistra, hanno già postato su FB che loro non lo guarderanno, mia moglie, che si intende di musica lirica, ma anche leggera nel senso di Milva, Gabriella Ferri, Vanoni, Patty Pravo, Bertè, Battiato e vecchie canzoni napoletane, dice che guarderà la serata dei duetti, quella con le cover. Io guarderò soprattutto le mises dei personaggi che via via appariranno, con un orecchio anche alla musica.
Comunque odio quelli/e che non guardano Sanremo, ci fu un periodo, il mio periodo giovanile punk ( e precedentemente hippy) in cui nemmeno io lo guardavo, ma perché la mia/nostra idea di musica era ovviamente agli antipodi, ma anche Sanremo era meno aperta alle contaminazioni e tutta la società era più schierata.
Non voler vedere, oggi come oggi Sanremo, così come non voler possedere un televisore, mi pare una grossa stupidata. Vuol dire non voler vedere ciò che gli altri, le maggioranze, vedono e quindi non capire come potrebbero pensarla e persino votare. È pur vero che nemmeno io ce la faccio a vedere certe trasmissioni di canali berlusconiani classici, ma mi sforzo ogni tanto di dare una sbirciata…per non perdere di vista l’insieme…e poi, lo dico: un po’ mi piace stare sul pezzo…
P.S. mai sentito parlare del festival di San Scemo degli anni 90? Era uno spasso…


un nome una parodia….😂


Almeno sono spiritosi…