L‘unica volta che desiderai avere un figlio fu quando presi una cotta fulminante per la mia insegnante di vela durante un corso immersivo bisettimanale fatto in Sardegna negli anni 80.
Avevo principalmente due insegnanti: una bionda, molto bella, ma troppo femminile per I miei gusti e una mora, molto mora e molto mascolina di cui presto mi invaghii follemente.
Purtroppo non mi “cagava” nemmeno di striscio, ma, innamorata cotta della bella mora, desiderai improvvisamente e assurdamente dare soddisfazione e sfogo (presunto) alla sua intrigante mascolinità impossibile.
Pensavo che un figlio le sarebbe stato utile e io glielo avrei regalato. Non me lo sarei tenuto troppo vicino, no, perché immaginavo che lei sarebbe stata un buon padre: ne avrebbe fatto un bravo velista, con lui si sarebbe realizzata fino in fondo e avrebbe placato la sua (presunta) disforia di genere.
Se fosse nata una femmina sarebbe stato più complicato, sarei dovuta intervenire io maggiormente, per eventualmente fornirgli le basi della femminilità femminista, ma nei miei sogni non doveva succedere…
Dandole un erede, inoltre, si sarebbe pure affezionata un po’ a me …e saremmo salpate prima o poi per una lunga navigazione sul suo brigantino pirata con destinazione caraibica…la rotta del Rhum…
Al momento del commiato, a corso concluso, presi una provvidenziale sbornia col Pastis e mai più la rividi, come la voglia di figliare…
